moderna.
Nacque a Parigi nel 1743 da famiglia agiata.
Rimasto orfano della madre in età giovanissima,
fu iscritto dal padre al famoso Collegio
Mazzarino. Frequentò poi l’università e
divenne avvocato, anche se i suoi interessi
lo portavano sempre più verso le discipline
scientifiche.
Dopo aver compiuto studi di matematica,
astronomia, fisica, botanica e chimica tradizionale,
si concentrò su quest’ultima. Ma
la condizione di scienziato non permetteva
introiti sicuri.
La chimica non era nemmeno contemplata
come disciplina universitaria. Lavoisier, perciò,
dovette impiegarsi come appaltatore
delle imposte. Non abbandonò, comunque,
le sue ricerche, aiutato dai buoni proventi
della sua professione finanziaria.
Nel 1778 venne nominato membro dell’Accademia
delle scienze di Parigi come “chimico
aggiunto”.
soprattutto alla natura dei gas. Gli sperimentatori non erano ancora riusciti a scoprire che cosa avveniva quando una sostanza bruciava, cambiando natura. Si era diffusa la teoria secondo cui, nei combustibili, esisteva una sostanza infiammabile, il “flogisto”.
Quando la materia bruciava, si pensava che perdesse il flogisto.
Fu Lavoisier a provare che il flogisto non esisteva. Giunse a questo risultato con il metodo puramente
sperimentale, dando la conferma che solo per questa via la scienza poteva progredire: nasceva così
la chimica moderna.
Costruì un grande laboratorio che chiamò “gasometro” (misuratore dei gas), destinato a indagare la
composizione dell’aria e dell’acqua. Era un laboratorio complesso, fatto di innumerevoli strumenti. Vi era una macchina elettrica, la pompa pneumatica, vasi chimici, termometri, varie bilance. Lavoisier riuscì a scomporre l’acqua in due gas, che chiamò idrogeno e ossigeno.
Nel 1790 iniziò la pubblicazione del periodico specializzato “Annali di chimica”, che accompagnò la
nascita della chimica moderna rendendo conto dei risultati raggiunti. La chimica si acquistava un posto di rilievo tra le scienze: essa era finalmente autonoma dalle altre discipline. Lavoisier ne fu l’araldo, con i suoi numerosi esperimenti, compiuti con la collaborazione della moglie, Marie-Anne Paulze.
Lavoisier morì nel 1794, condannato alla ghigliottina dal tribunale della Rivoluzione francese per la sua professione di esattore delle imposte del vecchio regime.
Il grande scienziato lasciava alla scienza le sue scoperte e il metodo di laboratorio. La sua opera rimase scolpita nella famosa “legge di Lavoisier”, o principio della conservazione della massa, che è
la base della chimica e che si può sintetizzare nella formula: “In una reazione chimica nulla si crea e
nulla si distrugge, ma tutto si trasforma".
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